sabato 26 aprile 2008

nuovo sito della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Salerno e Avellino

Avellino
L'attuale provincia di Avellino coincide con l'Irpinia, crocevia nel corso dei secoli di percorsi e itinerari di comunicazione tra la costa adriatica e quella tirrenica.

i luoghi della provincia di Avellino
Ariano Irpino
Atripalda
Avella
Casalbore
Conza della Campania
Flumeri
Lauro
Mirabella Eclano
Morra De Sanctis
Taurasi

La valle del Sabato (con l'insediamento principale di Abellinum) e l'alta valle dell'Ofanto (con i centri antichi di Cairano, Bisaccia, Calitri, Morra de Sanctis, Conza - l'antica Compsa -) rappresentano comprensori geogragici densamente occupati nell'antichità, che conservano consistenti resti materiali della loro storia. Tra i siti archeologici fruibili sono da annoverare il Parco di Mirabella Eclano; il Parco di Atripalda, l'antica Abellinum; le aree archeologiche e l'Antiquarium di Avella, nel quale è esposta una ricca esemplificazione del materiale recuperato nel corso delle indagini archeologiche condotte nell'alta valle del Clanis e nell'insediamento antico di Abella.

Nella cartina a fianco sono indicati esclusivamente i Parchi, le aree archeologiche e i
Xoanon della Dea Mefite
Museo Irpino di Avellino
Antologia della Mefite


a cura di Carmela Amati
IL CULTO DI MEFITIS
Ma la certezza della forte preponderanza templare in Lucania specificamente a Vaglio e Rossano è data dai resti del luogo sacro dedicato alla dea Mefitis , ora naturalmente divenuto santuario mariano.
Il simbolismo rivelatore templare recepisce la Dea e i suoi sacri attributi e la innalza al culto cristiano della Grande Madre Celeste
Virgilio nell’Eneide descrive un sito , quello di Acheronte la cui descrizione ci dà l’immagine di quello in cui si trova la Dea Mefite.
La dea è tale perché dispensatrice di vita, l’acqua ne è il simbolo, è anche dispensatrice di morte.
Il commento di Servio a Virgilio ci chiarisce che il terribile odore dello zolfo uccide chi si avvicina.
Il sacrificio alla Dea era incruento, nel senso che la sola esposizione alle acque maleodoranti- perciò mefitiche- ne causava la morte.
La palude con fumi solforosi era anche un segnale del sacro in quanto era oracolare, fonte cioè di oracolo.
Il grammatico Porfirio nel commentare versi di Orazio parla di un locus di Mefite caratterizzato da acque paludose con emanazioni putride , ma sede di un oracolo.
La Dea corrisponde al bisogno religioso templare di continuare la sacralizzazione della stessa perché portatrice di caratteristiche sacre come la vita, la morte, il predire avvenimenti , di guarigione di persone e armenti.
I teonimi attestati dalle iscrizioni di Rossano ampliano il quadro dando indicazioni sulle caratteristiche della Dea.
L’appellativo “aravina”dal latino “arvom” la collega al ciclo agreste della coltivazione dei campi, la dea a cui si riferiscono i contadini per la buona raccolta.
L’appellativo “arvia” riporta il nome alle sfera aruspicale.
“Kaporoinna” è l’appellativo legato alle “feriae ancillarum”, appartengono alla Dea Mefite i riti della fertilità e quelli della capra animale caro a Giunone .
La Mefite “utiana” fa appello alla sua funzione regale, quindi sacra , di dea.
Altri teonimi di Rossano sono la “Venus coacina”, la “Venus Murcia” e la “Venus Libitina” analogie che connotano la dea nella sfera matronale , matrimoniale , e funeraria.
Mefite è una dea liminare, è quindi bi-polare, sta tra la vita e la morte, il suo culto come nel nostro caso trova collocazione in zone boscose, ricche di acque legate a fenomeni solforosi e paravulcanici.
E’ una divinità nostrana, dell’Italia centro-meridionale venerata dagli “osci”, la popolazione che abitava queste terre.
Le erano dedicate le esalazioni sulfuree e vulcaniche.
La ritroviamo sacralizzata anche a Roma nel tempietto dell’Esquilino.Il suo compito : proteggere dai miasmi.
L’etimologia di Mefite però riconduce a un altro significato , caro ai Templari che comunque ben si coniuga con gli altri prima esposti : il latino “mefifitis” è colei che fuma nel mezzo.
Anche nel linguaggio osco : mefiai corrisponde al latino “ medium”, per cui Mefite è la Dea che sta nel mezzo, simbolo caro ai milites christi .: la dea che sta nel mezzo, che agisce tra cielo e terra, fra sottosuolo e superfice, fra mondo ctonio e quello uranio.
Ma la mediazione cara ai nostri Milites Templi è anche quella intesa come scambio, come mercato, luogo di incontro e meditazione.
Mefite è la Dea delle molteplici protezioni, dea primigenia che come la natura sovrintende le fasi più importanti della vita: nascita, matrimonio e morte, che sovrintende oltre alla vita agreste composta di piogge invernali e caldo estivo e buoni raccolti, anche la vita di relazione, produttiva e commerciale, unisce in sè le caratteristiche femminili legate alla riproduzione quelle maschili legate al mondo della produzione, dello scambio commerciale e dell ‘ economia.
Nei territori di Vaglio e Rossano dove il culto della Dea Mefite si attestava con forte simbolismo esoterico c’erano tutti i principi vitali di archetipi primigeni della vita che non potevano non essere tradotti da Milites Christi nella Devozione alla Grande Madre che li ha connotati nell’arco della storia.

CARMELA AMATI
CASALBOREIn località Macchia Porcara è possibile osservare i resti di un tempietto sannitico, l'unico del genere rinvenuto in Irpinia, portato alla luce durante scavi archeologici negli anni ottanta. Il tempio era un edificio prostilo, esastilo, orientato in senso Sud-Nord ed era costituito da una cella a pianta quadrata, ornata di terrecotte decorative, con due ali
laterali simmetriche i cui muri esterni terminavano con ante fra le quali erano posizioinate sei colonne lignee a reggere la trabeazione. L'interno era pavimentato con cocciopesto e decorato con stucchi a rilievo. Il lato frontale del complesso presentava una gradinata di accesso interrotta da due fontane. Nello spazio antistante, dove sorgeva l'altare, era un edificio laterale con colonne in spezzoni di tegole uniti con malta. Il complesso fu oggetto di un movimento franoso che ne deformò parzialmente la struttura.

Restituzione del tempio della Mefite.
I reperti della stipe votiva recuperata sono ascrivibili al IV-III secolo a.C. (esposti al Museo Archeologico di Ariano Irpino). Da essi si ricava che il tempio era presumibilmente dedicato alla Dea Mefite. Nella stessa area sono stati recuperati reperti (boccali con anse a bottoni e vasi con superficie a squame) appartenenti alla cultura di Laterza dell'età Neolitica (III-II millennio a.C.).

VALLE D'ANSANTOIl santuario italico di Mefite più celebrato nell'antichità era in Irpinia a Mirabella Eclano nella Valle d'Ansanto. Fu il santuario eporico delle popolazioni italiche delle zone montuose dell'interno dove Mefitis, oltre ad essere la dea della salute, era insieme dea della sorgente, delle capre, dei campi e della fecondità. Pertanto, essa si caratterizza come divinità agreste, tutelatrice di una popolazione rurale e pastorale, attestato dal termine "aravina" ("Mefitis aravina") inciso su un frammento di vaso rinvenuto in loco.Il culto, determinato e favorito dai fenomeni di vulcanesimo secondario (esalazione di acido carbonico o di idrogeno solforato), tuttora attivi, ebbe una vita piuttosto lunga dal IV secolo a.C. al V secolo d.C., come è documentato dal materiale numismatico rinvenuto.In territorio di Mirabella si è rinvenuta un'ara alla dea Mefite, con un'iscrizione in lingua osca che potrebbe rappresentare il documento più antico di questo culto:SIVÍIÚMAGIÚMEFIT (9)Sevia Magia Mefiti. (Mefit è abbrev. di Mefiteí dativo). Sevia Magia a Mefite. I primi due nomi sono prenome e gentilizio della dedicante.Del luogo ci parla Cicerone e Seneca. Servio nel commento all'Eneide ci informa che le vittime non venivano uccise, ma fatte soffocare avvicinandole al lago. Plinio (Natur. Hist. 11, 93, 207-8) allude anche alla esistenza di un tempio "ad Mephitis aedeni".
Soprattutto Virgilio ce ne dà una visione plastica: "Al centro dell'Italia tra alte montagne, nobile e famosa in molte terre si apre la Valle d'Ansanto. Una chiostra di colli boscosi nereggiante per il fitto fogliame la circonda da ogni parte. In mezzo fragoroso e tortuoso torrente rumoreggia tra i sassi. Qui si osserva una orrenda buca, porta dell'orribile Inferno. La smisurata voragine spalanca la sua bocca resa pestifera per lo straripamento del fiume Acheronte" (10).Alla pace bucolica del paesaggio, fa riscontro questa raccapricciante visione dell'entrata dell'inferno.Scavi effettuati nella vallata non hanno trovato tracce di strutture legate alla presenza di un santuario: è stata messa in luce soltanto una ricchissima stipe votiva che attesta l'importanza e la diffusione del culto. I materiali sono costituiti principalmente da statuette fittili, alcune di tipo italico-sannitico, altre di tradizione culturale greca. Molto interessanti sono alcune sculture in legno, espressione di artigianato locale, tra le quali troviamo un grande Xoanon databile intorno al V secolo a.C. (dal greco "xoanon" "intaglio"), una scultura alta 142 cm, con volto stilizzato e mento rastremato, naso a rilievo e occhi incavati, mentre i capelli sono realizzati da una sottile linea che corre all'altezza della nuca. Il corpo è un semplice parallelepipedo con anteriormente due incisioni oblique disposte a croce. Tra gli ex voto riportati in luce sono da ricordare una collana d'ambra del V secolo a.C., ori e bronzi. Buona parte dei reperti sono esposti al Museo Provinciale Irpino di Avellino.


ROSSANO DI VAGLIONel IV Secolo a.C. ha inizio lo sviluppo urbanistico di Potenza, insediamento sorto per necessità politiche e militari in un'area più centrale per tutte le genti lucane.Nasce nelle vicinanze il santuario di Rossano di Vaglio, di tipo greco nella struttura dell'edificio che consta di un ampio sagrato al cui centro è l'altare, mentre ambienti di servizio compaiono sui lati nord ed est. Ma la specificità indigena del santuario è dimostrata in modo inequivoco dalle iscrizioni in lingua locale, che indicano la dedica a Mefite Utiana, dea delle acque. Infatti in tre iscrizioni rinvenute durante gli scavi è presente il nome della divinità accompagnato dal singolare attributo di "Utiana", il quale potrebbe connettersi con l'umbro "utur" delle Tavole Eugubine (greco "ùdor" cioè "acqua").

GRUMENTUMUn'iscrizione su di un frammento ritrovato nell'area sacra di Grumento in Lucania documenta il culto di Mefite il cui nome è associato all'attributo non del tutto chiaro di «Fisica» (11).


NOTE(1) C. BONETTI - P. SACCHI: "Il tempio della dea Mefite a Cremona" in "Cremona" - Rivista mensile 1939 n. S.(2) T. MOMMSEN: C.I.L. - V. 6353.(3) R. MARANDINO: Mefite in "Hirpinia" - Quaderno dell'Assoc. Archeol. Irpina (Anno 1968).(4) VMMONE: "De lingua latina" V, 49.(5) SIGONIO: "de Regno Italico" Libro 1 - Festo "de Lingua Latina" 351(6) R. MARANDINO: Op. Cit. pag. 29.(7) Il testo virgolettato è tratto da V. ORLANDI e A. MORELLO "Ex Voto. Speranza e sofferenza dagli antichi santuari della Valle del Comino" Ed. Diana, Atina 2000.(8) Il testo è un sunto sul Santuario di Pescarola tratto da V. ORLANDI e A. MORELLO "Ex Voto. Speranza e sofferenza dagli antichi santuari della Valle del Comino" Ed. Diana, Atina 2000.(9) V. PISANI: Le lingue dell'Italla antica oltre il latino - (Ed. Roserribero - Sellier - Torino 1953).(10) VIRGILIO: Eneide Lib. VII 562 sgg.(11) E. MAGALDI: Lucania Romana Parte 1 (Istituto Studi Romani Ed. Roma 1948).
Da consultare:Rainini Ivan Il santuario di Mefite in valle d'Ansanto - Roma 1985Rainini Ivan Una 'applique' antropomorfa dal Santuario di Mefite d' Ansanto - Napoli, 1980
Fonti Letterarie:Virgilio, Aen. VII, 563-569 (Mefite d'Ansanto)Plinio, Naturalis historia II, 95, 208 (Mefite d'Ansanto)Servio, ad Aen.VII, 563 ss. (Mefite ed etimologia di Ansanto)Tacito, Hist. 3, 33 (Cremona, tempio di Mefite)Cicerone, De Divinatione I, 79Stabone V, 3-9 (per il fiume Melfa)



Storia dei Sanniti e del Sannio - Davide Monaco - Isernia 2004