domenica 4 maggio 2008

ROCCA SAN FELICE. FESTA DI S. FELICITA

Processione di S. Felicita, prima domenica di maggio 2008
Rocca San Felice. Festa di S. Felicita
S. Felicita ritorna al suo santuario, maggio 2008
Rocca San Felice
Si rinnova la grande processione di S. Felicita Martire
Nel cuore della Verde Irpinia, nella celebre Valle di Ansanto, ogni anni si rinnova la suggestiva festa di S. Felicita Martire romana del I secolo d.C., una millenaria processione, a ricordo delle processioni penitenziali, che hanno sostituito quelle primitive dell’offerte delle primizie alle divinità pagane irpine-sannitiche, sono state nel corso del tempo purificate dal cristianesimo.
Una folla di fedeli, dopo la S. Messa presso la Cappella di S. Maria di Costantinopoli, hanno attraversato le lussureggianti campagne, dove campeggiano i campi di grano e di papaveri rossi, con canti devozionali antichi, dopo due ore sono giunti al millenario santuario della Martire Romana Felicita, madre dei sette figli.
Al di là del folclore, si è percepito un fremito, un legame con tanti pellegrini che hanno attraversato campi, divorato kilometri, un tempo non molto lontano, le donne econ le fascedde sulla testa a piedi nudi, con energie e fede atavica portavano la statua , in cammino verso la meta del santuario.Il culmine dell’evento converge sempre nella liturgia eucaristica e nel sermone dove il parroco, ha indicato i santi come ponte per incontrarsi con Cristo, verso sole, e dove con Lui, niente si perde, e tutto si guadagna.
Anche il sole ha illuminato la stupenda statua dei questa eroina, protettrice delle vedove, e dei bambini, venerata nella Roma cristiana come “Cultrix Romanarum”, protettrice dei Romani, dove presso le Catacombe fu venerata da Pontefici e gente comune.Il Santuario irpino è frutto di restauri del novecento, nella sua semplicità è accogliente e da quest’anno si arricchirà di un nuovo locale al servizio del santuario.
Tra i piu’ antichi dell’arcidiocesi di Santangelo dei Lombardi, Nusco, Conza e Bisaccia, meriterebbe di essere valorizzato come santuario diocesano per la famiglia, custodisce una preziosa tavola lignea del sec. XV, una tela del martirio datata 1573, due stupende statue della santa martire ed un interessante antiquarium.Il percorso storico di oltre un millennio parte dalla Valle di Ansanto per giungere al santuario di Felicita M., accomunato dalle bellezze naturalistiche rappresenta un polo attrattore per il turismo religioso.
Per non parlare del borgo medievale di Rocca San Felice, la “piccola Assisi dell’Irpinia”. E’ senz’altro un tuffo nel cuore delle verdi vallate dell’Irpinia da riscoprire e da visitare.
I Santi Sette Fratelli, figli di Santa Felicita di Roma, sono venerati come martiri alla data del 10 luglio.
Presso il santuario a Rocca San Felice, per antica tradizione si festeggia ben tre volte: 1. La prima domenica di maggio, a ricordo delle antiche feste in onore della Dea Madre Mefite, il culto si diffuse già verso il IV secolo d. C. in area Irpinia; il culto della Madre dei sette figli sostituì quello di Mefite (VI a.C. IV sec.); il 10 luglio festa del martirio dei sette Figli, e 23 novembre per quello della Santa Martire romana.
Il martirio
La Passio di Felicita, composta tra la fine del IV e l'inizio del V secolo, narra che, ricca vedova romana, fu accusata di pratiche cristiane durante l'impero di Antonino Pio (tra il 138 e il 161 d.C). Dapprima fu interrogata da sola dal prefetto di Roma Publio, senza risultato.
Il giorno dopo Publio fece condurre davanti a lei i sette figli (Gennaro, Felice, Filippo, Silano, Alessandro, Vitale e Marziale) che, a causa della loro fermezza nel rifiuto di rinnegare la fede, furono martirizzati uno alla volta con diversi supplizi. Infine anche Felicita fu uccisa. Secondo vari studiosi il racconto ha caratteristiche leggendarie ed è improntato alla vicenda biblica dei sette fratelli Maccabei.[1] I Padri Bollandisti a seguito di un riesame di tipo storico sui testi della Passio hanno messo in discussione l'esistenza della matrona romana Felicita, pur non escludendo la veridicità del martirio dei sette fratelli.
Gli ultimi studi, le testimonianze archeologiche, le omelie dei Papi e le traslazioni delle reliquie sembrano invece confermarne l'autenticità e la veridicità storica.
Il culto e l'iconografiaIl culto di Felicita di Roma (di cui si fa memoria il 23 novembre e da non confondere con l'omonima martire compagna di Perpetua) e dei suoi sette figli (di cui si fa memoria il 10 luglio) è attestato fin dal IV secolo: papa Bonifacio I (418 - 422) edificò una basilica sul sepolcro della santa, presso il Cimitero di Massimo sulla via Salaria, dove fu sepolto lui stesso. Si ha notizia che presso questo sepolcro si soffermò in preghiera San Gregorio Magno.
A Roma Felicita era particolarmente venerata dalle donne che volevano avere figli, e in genere come protettrice delle donne romane: il titolo di Felicitas cultrix Romanarum risale al V secolo. Oltre che in vari luoghi d'Italia[2], testimonianze del culto di Felicita si trovano in Austria, Germania e nelle Fiandre.
La venerazione in area beneventana, anch'essa molto antica, è legata alla traslazione di reliquie della santa a Benevento. In Irpinia è attestato il santuario della Madre e suoi figli a Rocca San Felice, nella diocesi di S. Angelo dei Lombardi, già presente nel XVI secolo, ma certamente più antico, che ha sostituito il celebre santuario italico di Mefitis nella Valle di Ansanto del secolo VI a.C., ad opera del santo presbitero San Felice da Nola, confessore e martire.
Nel santuario sono custoditi una pala lignea del XV secolo, un olio su tela del martirio, una statua lignea della martire del XVII secolo e uno stupendo busto ligneo del XVIII secolo; sul petto di quest'ultima si conserva la reliquia di due denti molari.
Nel XV secolo esisteva un'abbazia dedicata A S. Felicita a Montefalcione (AV), oggi scomparsa, e nell'alto medioevo era documentata una chiesa dedicata a S. Felicita e Figli in Montemarano. Nella cattedrale di Nusco (AV) si conserva una tela del Cinquecento del martirio di S. Felicita, forse di provenienza dalla scomparsa chiesa montemaranese.
Il culto di Felicita e suoi figli si è diffuso nel medioevo ad opera dei padri verginiani e benedettini. Altre reliquie si conservano nella cattedrale di Alife, dove nel X secolo furono traslate da Roma: lo attesta una passio dell' XI secolo custodita nella Biblioteca Capitolare di Benevento.
Si conservano in questa diocesi i reliquiari lignei del XIX secolo dei figli e della Santa Martire. L'iconografia più antica risale al V secolo: in un oratorio risalente a quel periodo, scoperto nel 1812 vicino alle Terme di Traiano, la santa è rappresentata in piedi contornata dai sette figli; in altri casi mostra un piatto o una spada con le loro teste mozzate, come nell'illustrazione che figura in questa pagina; altre volte è ritratta in trono, in posizione ieratica e solenne, sempre attorniata dai figli; più rara l'iconografia che la rappresenta come madre afflitta.
Il legame con i Sette Fratelli è presente nella denominazione del comune di Settefrati (FR), con sicura derivazione dal culto di Felicita e dei figli, attestato anche dalla presenza di due chiese, l'una dedicata ai Santi Sette Fratelli, e l'altra a Santa Felicita, e di una cappellina, pure dedicata a Santa Felicita, nella frazione di Pietrafitta; in Umbria, nei pressi della località anch'essa denominata, per una singolare coincidenza, Pietrafitta (Piegaro), c'è l'antica abbazia dei Sette Frati.
Altre non infrequenti attestazioni toponomastiche (es. la spiaggia Settefrati a Cefalù , Portella dei Sette Frati, Monte Sette Frati, Sette Fraris in Sardegna) non sempre sono sicuramente collegate a questo culto, e in qualche caso potrebbero essere ricondotte alla numerosa serie di nomi di luoghi composti col numero sette, cui è notoriamente attribuito un valore magico.
Nel caso dell'Oratorio dei Sette Fratelli, a Traona, in provincia di Sondrio, una leggenda locale sull'origine della chiesa sembra mescolare elementi mitico-fiabeschi a elementi di tipo agiografico in qualche modo riconducibili al culto dei sette fratelli santi.
Note1. Si tratta tuttavia di un argomento di carattere esterno, che può essere messo in dubbio dalla curiosa circostanza che la vicenda di sette fratelli uccisi per una qualche causa è presente anche in episodi storici contemporanei, sicuramente ben documentati.2. Di particolare interesse è la chiesa di Santa Felicita a Firenze, che conserva un dipinto di Neri di Bicci rappresentante la santa con i sette figli .

Fonti e bibliografiaI manoscritti delle due versioni della Passione di Felicita sono riportati in BHL I, p. 429-430, n. 2853, 2854, 2855. La rassegna completa delle fonti si trova in "Biblioteca agiografica italiana", Firenze, 2003, I, p. 257-259.

F.C. BURKITT, St. Felicity in "Journal of theogical studies", 32(1930-31), p. 279-287.

Filippo CARAFFA e Maria Chiara CELLETTI s.v. Felicita e sette figli, in "Enciclopedia cattolica".

Giovanni Battista DE ROSSI, Scoperta di una cripta storica nel cimitero di Massimo, in "Bullettino di archeologia cristiana, IV, 3(18884-85).

Nicola GAMBINO, "Da Mefite a S. Felicita", Lioni, 1967.

Giovanni ORSOGNA, "S. Felicita e suoi Sette Figli", inedito, in corso di stampa.

Claudia RICCI, La Chiesa di S. Felicita a Firenze, Firenze, Mandragora, 2000

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